Introduzione
Il soggetto di questi esercizi è la persona, con la sua fatica, le sue debolezze concrete, le sue speranze: è a questa persona che Cristo dà consistenza. La scelta è tra l’accettare di vivere la vita in un nascondiglio, come dice Tarkovskij, oppure consegnarla a Cristo.
Omelia della liturgia del I Sabato di Quaresima
Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde se stesso? Ogni uomo è rapporto con l’infinito, eppure spesso pensiamo a noi stessi riflettendo la mentalità comune, così come pensano tutti. Occorre penetrare questa estraneità e cedere a Cristo, che ci ha afferrato e non ci lascia più.
Prima lezione
Noi amiamo Cristo perché solo con Lui la vita ha una consistenza e a noi è toccato incontrarlo perché attraverso noi raggiunga tutti. La prima caratteristica dell’uomo nuovo è la missione, il cui contenuto è il fatto che il Mistero si è fatto uno di noi. A ognuno Cristo dà in mano il destino della sua presenza nel mondo. Lui, che è la vita, ha chiamato ciascuno così com’è, perciò quando lo riconosciamo sorge una gioia traboccante tra le lacrime. È accaduto così alla Samaritana: ha riconosciuto allo stesso tempo il suo io come sete di infinito e che questo infinito era diventato un uomo, allora immediatamente l’ha detto a tutti. L’uomo nuovo, che si imbatte in Cristo e lo riconosce, è definito innanzitutto da una gratuità e la debolezza di ciascuno non è obiezione a questo: la sorgente del cambiamento è solo nel rapporto con Lui. Non è un’utopia, è qualcosa che è già avvenuto e ci permea totalmente, solo che bisogna diventarne coscienti. Nell’attesa di sperimentare questo cambiamento in sé e attorno a sé l’unico modo per tenersi in rapporto con Lui è domandare.
Seconda lezione
L’incontro con Cristo rende nel tempo il mondo degli uomini sempre più umano. Ciò accade innanzitutto attraverso la carità, che è il riconoscimento della Sua presenza e l’appartenenza a Lui. I primi cristiani definivano la legge di questa appartenenza koinonìa, ovvero la tendenza a mettere tutto in comune perché nulla è più estraneo. Non è un precetto morale, ma una “tendenza” che salva la libertà di ciascuno e rende possibile il perdono. L’amore a Cristo rende anche creatori di opere, che sono un pezzo di realtà che ha al suo interno un criterio nuovo, mai visto prima. L’agire in funzione dell’esperienza di Cristo trasforma l’azione stessa, inesorabilmente fa cambiare qualcosa. Tra le quattro mura dove si lavora o si crescono i figli può entrare l’abbraccio di Cristo e questo crea nel mondo una realtà mai vista.
Omelia alla liturgia del I venerdì di Quaresima
Cristo dice di amare i nostri nemici e essere perfetti come il Padre, ma come è possibile? Occorre un cuore nuovo, che sorge nella mendicanza. Essa è un assetto della vita, una concezione e un sentimento di sé possibili solo con Cristo. La legge del Signore è seguire Cristo, che per noi significa seguire la comunità, non per il valore di chi la guida, ma perché nella sua concretezza Cristo si rende presente.
Terza lezione
Per i primi cristiani che vivevano la koinonìa e non avevano nemmeno incontrato Gesù, l’incontro avveniva attraverso la comunità. Nella Chiesa, così come ci tocca, Cristo prende corpo in noi e tra di noi. La Fraternità è l’aspetto più stringente con il quale Lui ci raggiunge e tale compagnia deve diventare il punto di riferimento della vita per quanto riguarda il criterio con cui si giudica tutto. Occorre chiedere di essere fedeli nella sequela, con libertà. Nasce così una nuova mentalità, che si chiama cultura, e questa deve essere immessa dentro tutti i gesti quotidiani: è un’ascesi. Nell’ascesi, il segno del fatto che la vita cammina, è la presenza nel cuore di una gratitudine verso Dio e i fratelli.
Omelia alla liturgia della I Domenica di Quaresima
La terra è del Mistero, non è nostra. Occorre riconoscere questo fatto perché diventi abituale sottofondo di ogni pensiero. Quando ciò è riconosciuto la vita si trasfigura e diventa “più vita”. Da un tale cambiamento si genera la gioia, che è l’aspetto più clamoroso della testimonianza.