Il tema fondamentale di tutto il discorso spirituale dell’Autore è quello della domanda come espressione fondamentale della coscienza di se stessi. Come recita, infatti, l’Antifona dei Primi Vespri del Natale, «tutta la terra desidera il Suo volto». La “terra” della coscienza dell’uomo si esprime strutturalmente in desiderio. Se la domanda è ciò che descrive di più la natura dell’uomo il problema, allora, consiste nel suo stesso contenuto. Il profeta Tobia osserva: «Domanda che [il Signore] ti sia guida nelle tue vie e che […] i tuoi desideri giungano a buon fine». Questo esito buono cui aspira ogni tensione naturale, come dimostra l’esperienza, non può derivare, però, dall’immaginazione dell’uomo. Esso appartiene alla libertà del Mistero presente. Per questo la domanda ha come contenuto che Cristo venga, allargando la misura in cui inevitabilmente l’uomo rinchiuderebbe il proprio desiderio. Desiderare, perciò, coincide in ultimo con il chiedere la conoscenza e l’amore di Cristo.
La preghiera del cristiano si differenzia dalla semplice espressione di una religiosità naturale perché ha come contenuto qualcosa che è accaduto e che lo investe nel presente. Per questo se la prima parola della preghiera è «domanda», la seconda è «memoria». La preghiera cristiana si compie solo come memoria, come coscienza, cioè, di una grande Presenza che ha preso iniziativa ed è capace di salvare l’uomo. Essa nasce nell’uomo come iniziativa che muove dalla coscienza di Lui, come attesa di Lui. La coscienza di un “io” che Lo attende non è automatica ma coincide con un’iniziativa voluta.
La preghiera che scandisce la giornata (Angelus, Benedictus, Magnificat, Nunc dimittis) diventa perciò espressione della verità di se stessi. Tutto, infatti, sarebbe niente senza la coscienza della Sua presenza che nella preghiera diventa come roccia contro la quale si infrange tutto il risentimento per ciò che sembrerebbe mancare alla vita. Il cristiano, dunque, può andare incontro alla realtà, qualsiasi volto essa abbia, speranzoso e baldanzoso perché sa che l’Essere è positività. Nella preghiera l’uomo “lavora” con Dio: essa è, infatti, il punto in cui «Dio fa e l’uomo fa».
Nel volume l’Autore ripercorre alcune preghiere della tradizione della Chiesa, commentandole. Il testo è suddiviso in due grandi sezioni: quella dedicata ai “Cantici” e quella dedicata alle orazioni canoniche che scandiscono la giornata del cristiano, come l’Angelus, il Benedictus, il Magnificat, il Nunc dimittis e il Veni Sancte Spiritus. Veni per Mariam. Per comprendere la profondità e l’originalità di approccio dell’Autore se ne prenderanno alcune a titolo esemplificativo.
Jesu, dulcis memoria
L’apparire di Cristo nel mondo suscita un soprassalto di consolazione. Il non percepire questo soprassalto significa non cogliere il valore vero di ciò che è accaduto e accade. Il contenuto di questa consolazione sta nella certezza che ciò che Dio ha iniziato lo porterà a compimento. L’unica condizione richiesta è che uno senta la serietà della vita: «Tu che hai iniziato in me quest’opera la porterai a compimento».
Nel primo chiarore del giorno
La «notte» cui fa riferimento il cantico è identificata dall’Autore con la notte dell’incoscienza in cui vive normalmente la maggior parte della gente. In questa notte del mondo il cristiano desidera vegliare, cioè risvegliarsi alla verità delle cose. Egli è come un viandante che, unico fra gli altri, ha riconosciuto la luce vera della realtà. Il Fatto che gli è accaduto si riverbera in una maturità e disponibilità maggiori nell’attesa del compimento di Cristo. L’essere «protesi al ritorno di Cristo» coincide, perciò, con la tensione a trasformare tutto il tempo della giornata secondo l’ideale cristiano, flettendo perciò tutte le proprie energie in domanda. Tra il Benedictus e il Magnificat il tempo è chiamato a trasformarsi in mendicanza. Il mendicante, infatti, è l’uomo veramente libero perché, poggiando tutta la sua certezza sulla Presenza di Cristo, pur non avendo niente ugualmente possiede tutto. La vigilanza perciò, qualsiasi sia l’età della vita, si pone come la necessità più imperiosa per essere se stessi. Il «ritorno di Cristo», che coincide con la Sua seconda venuta, avviene già in un anticipo presente. Per questo l’attesa del Suo ritorno dà vero significato all’istante presente. Ogni momento del presente, infatti, è l’istante della Sua gloria, che si manifesta come trasfigurazione del contenuto di ciò che l’uomo fa. Questa trasfigurazione è la verità dell’umano. Perciò essere protesi verso Cristo coincide con l’essere protesi verso questa umanità cambiata, verso questa umanità che è finalmente se stessa.
Angelus
Tutta la personalità della Madonna sgorga dall’istante dell’annuncio dell’angelo. Il sentimento misterioso di sé che ella poteva avere sta tutto in quell’«Ave Maria». Il dono dello Spirito in noi è il prolungarsi di questo annuncio. La cosa più impressionante della storia personale della Madonna è il momento in cui l’angelo partì da lei: in esso l’impegno della sua ragione e della sua libertà fu totale. La memoria di quello che le era appena accaduto fu investita da un’affettività e da un amore alla verità tali da dominare la paura e il dubbio che potevano insorgere. Tutta la storia dell’umanità, fino a quando Cristo non tornerà, sarà segnata da questo dramma: «L’angelo partì da lei». Per questo ogni cristiano è chiamato a rinnovare il «fiat» di Maria, a imitare l’atteggiamento con cui la Madonna è stata di fronte a quello che le era accaduto. Questo significa passare in ogni istante dalla riva dell’apparenza alla riva della grande Presenza. Questa coscienza di se stessi accade nella misura in cui la libertà rinnova ogni mattina il suo impegno a partecipare al mistero della Madonna. Non c’è niente di più umano, infatti, del «fiat» di Maria, di più impegnativo per la libertà dell’uomo. Da esso è iniziato il più grande miracolo della storia nel quale sono coinvolti tutti gli uomini: la possibilità di amare il Mistero come un compagno di cammino. «Mi accada secondo la Tua parola» rappresenta, perciò, l’espressione più acuta della carità. La Madonna nel suo «fiat», pur non sapendo ancora niente, comprese tutto. Occorre desiderare di comprendere con la mente e il cuore quello che già si sa: non si sa, infatti, fin quando non si comprende. La verità acquista un peso nella vita quando uno decide per essa lasciando che intervenga il suo cuore: in questo consiste la decisione per l’esistenza. Il cristiano è uno che si alza al mattino perché nel mondo cammini la coscienza di Cristo, cioè cammini qualcuno in cui la Presenza di Cristo dà un volto nuovo alle cose. La Madonna era così. Occorre chiedere a Lei che allarghi la misura del cuore, molto spesso rattrappito, secondo la sua misura, perché ogni frammento della vita acquisti, come è stato per Lei, il fremito dell’Eterno.
Veni Sancte Spiritus. Veni per Mariam
Questa invocazione cristiana identifica il desiderio struggente che il rapporto con Cristo coincida con il rapporto con la realtà. Il metodo di Dio (alleanza) e il protagonista del mondo che Egli sceglie (profeta) sono il luogo dove avviene questa coincidenza. Cristo, centro del cosmo e della storia, diventa così l’istante che si vive, il rapporto che si ama. Tutto diviene sacro. Quello che è accaduto duemila anni fa in Maria si ripete, dunque, in tutti i rapporti che la vita del cristiano stabilisce. È la fede che descrive questa coscienza dell’Avvenimento che rimane nella storia e da essa sgorga quella vita nuova che si chiama santità.