Introduzione
Gli Esercizi sono un gesto dominato dalla memoria, nel quale l’uomo, nella sua povertà, è di fronte a una Presenza che reclama il suo cuore. È questa presenza di Cristo l’unico fondamento della speranza.
Omelia alla S. Messa
Ogni uomo intuisce che il significato ultimo della realtà un giorno dovrà svelarsi; l’urto inaccettabile consiste nel fatto che Cristo ha preteso di essere questo significato. La vera lotta si verifica tra l’immaginazione di ciascuno e ciò che Cristo è.
Prima lezione
La vita umana è schiacciata dal giogo del male e solo Dio è in grado di liberarla. È raro che il riconoscimento di questa liberazione diventi familiare nelle giornate, eppure la prima verità della vita è proprio che Cristo è stato mandato per salvare (Redemptoris missio è il titolo dell’enciclica di Giovanni Paolo II del 1990 e titolo anche degli Esercizi). Occorre la coscienza di essere peccatori, perché in assenza di essa manca un accento di verità nel rapporto con qualunque cosa. Tale consapevolezza non è triste, ma liberante. Nel profondo dell’uomo c’è una frattura, un’inconsistenza che vive di dimenticanza e che giunge fino a negare l’evidenza, ovvero di essere dominato dal senso religioso, dall’esigenza della salvezza. Il peccato stabilisce nella vita la prevalenza del sogno e fa sì che la speranza sia riposta in un progetto, per questo il peccato è senza futuro e senza popolo, perché non crea un volto umano stabile. Per uscire da tale schiavitù occorre un amore alla libertà vera, che è la fatica per il Destino. L’uomo tenta di appropriarsi di ciò che gli è stato dato, invece di riconoscere di appartenere a Colui che gli dà tutto. L’appropriazione genera il sogno, l’appartenenza la memoria. Il mondo di oggi sembra aver del tutto smarrito questa prospettiva, anche la miseria di ciascuno è guardata in modo «incristiano». Eppure, in un mondo del genere, Cristo taglia corto e ci salva. Sa che peccheremo ancora, ma garantisce la vita del mondo peccatore. Cristo si è fatto carne nel nostro modo di concepire e vivere la quotidianità, è diventato una presenza generatrice di una concezione nuova. La Sua presenza è totalizzante; anche il sogno è totalizzante, ma mentre questo è prodotto dall’uomo, la Sua presenza va riconosciuta. Perciò la parola che domina il cristiano è «conversione», che significa riconoscimento.
Seconda lezione
L’appartenenza a Cristo si rivela nella compagnia: essa è un popolo che grida a Dio e per questo è salvato. La compagnia è forma del Suo essere qui, è una caparra, vale a dire un possesso già reale e definitivo di ciò che ci aspetta alla fine. Dio ha stabilito un rapporto profondo con la sua creatura, un’alleanza che è il senso religioso. Questa diventa definitiva con Cristo, perché solo nell’incontro con Lui l’umanità diventa pienamente se stessa. Il riconoscimento di questo fatto, che pure è evidente, richiede grande povertà di spirito. Da qui nasce la vera memoria, che consiste nel rimanere. Il senso religioso, l’esigenza di felicità che c’è nel cuore di ognuno si precisa solo se termina nel «Tu» a Cristo e occorre dire questo «Tu» per accettare la compagnia. Perché ciò diventi abituale è necessario il tempo. Non si può pensare che tutto vada a posto dopo il primo incontro, perché la vita si deve faticosamente adeguare all’ideale. E nel tempo lo scopo ultimo della vita diventa la costruzione della Sua casa nel mondo, dove l’inizio di questa casa è ciascuno di noi. Si continuerà a sbagliare, ma ciò che domina è una gratitudine. Non ci si deve abbandonare al panico dei propri errori, ma mendicare che il Suo possesso investa e trasformi la vita.
Terza lezione
Il peccato rompe il nesso tra ciò che si fa e il destino. Esso isola e impedisce ogni futuro, mentre Cristo è il perdono. Quando Lo si riconosce si è strappati dall’isolamento, l’azione che si compie diventa costruttrice, il Suo perdono rende tutto nuovo. Non c’è avvenimento al di fuori di questo, ma perché ciò accada occorre il nostro fiat. Tutto il resto è compiuto dalla forza di Cristo, ma l’uomo deve dire «sì» e da quell’istante torna alle cose ordinarie con dentro un’umanità nuova, proprio come Maria tornò al suo lavoro con dentro un bambino nuovo. La vita ordinaria può essere dominata dal sogno o dalla memoria, il sogno è uno sforzo individuale, mentre la memoria è costituita da fatti di Dio che si organizzano e creano la struttura del presente; per questo è più forte del sogno. Dalla memoria nasce una possibilità di unità di ogni istante che nessun uomo può sognarsi di creare da solo. Tale umanità è data perché sia comunicata. Il peccato più grave è non comunicare e la missione è l’indice esatto della fede in Cristo. Egli venendo ha iniziato un dialogo con l’uomo nel mondo e ancora oggi la vita del movimento consiste nel dialogo con l’uomo del nostro tempo. Questo tempo è dominato dalla confusione e la chiarezza può giungere solo dalla fedeltà alla nostra storia, che ha come tratti fondamentali l’unità insieme all’amore alla libertà creativa. Nel dialogo nasce un amore per la strada altrui, che non implica alcuna ambiguità rispetto alla verità di Cristo, ma una capacità di valorizzare ogni pulviscolo di intuizione vera. In questo cammino ogni giorno è un giorno di gioia, consacrato al Signore, perché la vittoria di Cristo risorto è la nostra forza.