Introduzione
Il cristiano è chiamato da Dio a comunicare a tutti la verità, cioè l’unica cosa che incide sulla vita e sulla storia: Dio si è fatto carne. L’inizio della verità, tuttavia, sta prima di tutto nel riconoscere di essere peccatori. Per questo ogni atto che svolgiamo non è mai compiuto. Si tende ad affermare sé invece dell’Essere e così ci si inganna. Questo riconoscimento non deve rendere malinconici, ma semplici come bambini, pronti a riconoscere di nuovo la verità quando si mostra. Essere bambini durante gli Esercizi significa innanzitutto essere disponibili ad ascoltare e rispettare il silenzio.
Omelia
L’uomo non può tollerare di essere totalmente creato, per questo quando Gesù diceva di essere Dio tentavano di lapidarLo e per questo chi annuncia la Sua presenza è escluso, «senza patria», ha detto Giovanni Paolo II. L’amicizia tra coloro che Lo riconoscono è il dono più grande che ci sia, ma può essere vissuta con superficialità. Occorre domandare che tale riconoscimento accada sempre di nuovo.
Prima lezione
Cristo è il salvatore e il metodo che ha adottato per realizzare la nostra salvezza è un avvenimento. È ciò che è accaduto ai discepoli, ai due che andavano verso Emmaus: irrompe una novità assoluta che tocca e scuote l’io. Questa è la legge della conoscenza in quanto tale: senza avvenimento non si conosce nulla di nuovo. Da un avvenimento non si può più tornare indietro e ciò che lo contraddistingue è una eccezionalità che genera una corrispondenza senza paragoni. L’incontro è l’impatto con una umanità diversa. La forza di un fatto del genere proviene dal passato, perché ciò che accade riporta a galla un desiderio, un’esperienza che era già nel cuore. Ma ciò che il cuore ha intuito emerge solo per un’esperienza presente. Si può venire a conoscenza del Vangelo nel quale è descritta la vita di un uomo che ha detto di essere Dio, ma la verità di quella affermazione è verificata solo in un incontro che accade ora. Il passato è l’inizio della memoria di qualcosa che si rende sperimentabile adesso. Quando accade un fatto del genere, l’uomo gli appartiene e da esso sorge la moralità. L’appartenenza muove a un cambiamento e la morale che nasce dall’avvenimento ha come metodo il seguire. Ogni altra moralità fuori da questa è moralismo. Seguire è aderire alla presenza di Cristo, per questo si chiama carità. Non basta inseguire la giustizia o la coerenza; essa è una grazia che nasce dal rapporto riconosciuto e accettato con Cristo. Per questo il limite ultimo della libertà è il desiderio, la domanda del proprio cambiamento.
Seconda lezione
L’impresa che è il disegno di Dio nel mondo avviene attraverso una compagnia, un popolo, che per quanto piccolo determinerà l’orizzonte della storia. È nella Chiesa che Cristo agisce per salvare l’umanità e il centuplo sorge nella partecipazione a questo popolo nuovo. Dentro questo grande popolo ognuno è chiamato con una modalità particolare, che è il carisma. Il carisma è la modalità con cui il Signore diventa avvenimento per ciascuno e si vive tanto meglio nel popolo della Chiesa quanto più si è fedeli al carisma. Pur non essendo i migliori, ciascuno di noi è stato scelto, eletto. Non c’è ragione per questa scelta se non l’amore gratuito di Dio e questo è qualcosa che il mondo non accetta. La compagnia degli eletti, però, non è un amalgama disordinato, ma un corpo ben compaginato, segnato da un ordine nel qual l’amore e l’obbedienza all’autorità sono il segno supremo della lealtà a Cristo. Questo corpo diventa per il mondo una guida, il seme che attraverso l’unità rende tutto possibile. Ogni mattina non ci si può interessare che di questo: di ricominciare a costruire in nome di Colui che è tra noi. La fede, ovvero la «cara gioia sopra la quale ogni virtù si fonda», è riconoscerLo nella giornata, nel presente, nell’istante.
Terza parte (assemblea)
Si ha coscienza del proprio peccato per grazia, perché si riconosce la presenza di Cristo, e l’educazione può favorire tale riconoscimento. Spesso si riconosce di aver fatto un incontro vero per la vita ma dopo anni ci si trova addosso una regola che sembra difficile da sopportare. Questo avviene quando la Presenza diventa un devoto ricordo e non è un incontro reale di ogni giorno. Qual è allora l’importanza del rapporto presente-passato per l’avvenimento? Il presente si spiega con ciò che è accaduto nel passato e il passato dimostra la sua verità quando lo si incontra nel presente. Gesù muove l’umanità eccezionale vissuta oggi, ma l’eccezionalità di tale umanità rivela la verità di quanto è accaduto duemila anni fa.
L’avvenimento fonda una nuova moralità in quanto conquista l’uomo e lo rende desideroso di seguirlo. La moralità non coincide tanto con il cambiamento della persona, quanto piuttosto con il suo riconoscimento di Cristo. Dal riconoscimento sorge il desiderio di cambiare e non si può essere morali senza un simile desiderio, che non pone condizioni, non ha pretese.
L’uomo che riconosce Cristo gli appartiene; l’appartenenza è una dimensione strutturale, fin dal rapporto con la madre e il padre, ma grazie all’avvenimento si può riconoscere e capire che si appartiene. Da qui nasce l’unità che non è un prodotto, frutto dei tentativi di alcuni, ma un fatto già reale. Le cose non possono essere vissute in unità se non sono unite all’origine. Il riconoscimento dell’unità determina tutti gli interessi della vita, fino alle posizioni personali, addirittura fino alla posizione politica. Se non è così si prende spunto dal carisma, come se non si appartenesse completamente alla mano che ci ha presi. Si appartiene al carisma seguendo chi guida, ovvero l’autorità. L’autorità è un compito, è riconosciuta dalla Chiesa e assicura la strada. A essa si accompagna l’autorevolezza di alcuni, che possono essere anche gli ultimi ma si distinguono per la vivacità e la sincerità con cui vivono il carisma.