Introduzione
La modernità si caratterizza per una ribellione razionalistica al Dio vivente e la ragione pretende di disporre liberamente dell’uomo. Di fronte a questo attacco la Chiesa ha reagito arroccandosi sul livello pastorale per difendere la moralità del popolo, dando per scontata l’evidenza del contenuto dogmatico. In questo modo la fede è stata privata di difesa e di alimento. È necessario approfondire la coscienza della nostra fede. Cos’è Dio per l’uomo? «Dio è tutto in tutto». E come facciamo a conoscerlo così? Solo attraverso il figlio: «Cristo è tutto in tutti».
Parte prima
I. «Dio tutto in tutto»
L’esistenza dell’uomo è effimera, passeggera, eppure l’io avverte in sé una sete di eternità, di Infinito, di una realtà al di là di ogni limite. Ha sete dell’Essere, di Dio che è tutto in tutto.
Ma se Dio è tutto in tutto, cosa sono io? Cosa sono le cose? La realtà come appare all’uomo è fatta da Dio, «di» Dio. È la percezione della contingenza della realtà, del fatto cioè che «la realtà non si fa da sé».
Da questa percezione vertiginosa dell’apparenza effimera delle cose si sviluppa, come cedimento e negazione menzognera, la tentazione di dire che le cose non sono niente (nichilismo) o sono parte indistinta dell’Essere (panteismo). Ma se l’uomo è solo apparenza di essere, se il suo io non è altro che l’esito di antecedenti fisici e biologici, allora l’unico criterio che lo guida è l’adattarsi all’urto meccanico delle circostanze e la ricerca del potere che illusoriamente ne accresce la consistenza personale che resta apparenza.
Ma panteismo e nichilismo sono semplificazioni riduttive perché negano l’io, negano ciò che nell’uomo appare paradossalmente indipendente dall’Essere da cui tutto deriva: la libertà. La libertà si svela nell’esperienza come esigenza di soddisfazione totale, riconoscimento che Dio è tutto.
II. «Cristo tutto in tutti»
«Cristo tutto in tutti» indica il nesso ontologico tra il mistero di Cristo e la natura e il destino di ogni uomo. Per l’autocoscienza dell’uomo questo significa che Cristo è l’esempio ultimo e adeguato per concepire e vivere il rapporto con Dio e con l’altro, con la società e la storia. La «morale» è imitare Cristo che prosegue nella storia dentro la Chiesa. Per l’uomo la moralità nasce come simpatia prevalente (amicizia), irresistibile davanti a una persona presente: a Gesù.
Il senso della storia è la gloria umana di Cristo, così come per Lui era il compiersi della volontà del Padre. Vivere per la gloria umana di Cristo si chiama testimonianza: fenomeno per cui gli uomini riconoscono che la consistenza della realtà è Cristo e lo gridano a tutti, lo dimostrano con la modalità trasformata della loro esistenza.
Nasce così l’impegno a servire la comunità umana in tutti i suoi aspetti e l’esito di ciò sono ecumenismo e pace.
III. Cristo vita della vita
Dalla scoperta ontologica che Dio è tutto e che l’uomo è l’essere partecipato emerge una questione di coscienza etica, cioè di comportamento. Ma qui si registra un salto qualitativo: il Mistero ha voluto rivelarsi all’uomo nella storia incarnandosi in Gesù di Nazareth. Cristo è la vita della vita: in Lui si assomma tutto quello che ogni uomo cerca.
Parte seconda
I. Presa di coscienza di un cristiano oggi
Nei primi secoli la comunicazione dell’Avvenimento cristiano è avvenuta attraverso «fatti»: dall’Avvenimento originale è così derivata la Tradizione, che costituisce il ripetersi ogni giorno dell’Avvenimento primitivo. Lo strumento della Tradizione è la memoria.
Nell’età moderna si afferma un influsso razionalista (l’uomo è misura di tutte le cose) che produce una duplice dinamica: da una parte rende lo Stato autarchico, assoluto; dall’altra sostituisce la modalità di esistenza del fatto religioso cristiano. Non più un passaggio di giorno in giorno del Fatto originale, ma la sua riduzione ad un a priori astratto proiettato sull’esistenza.
Si afferma l’ideologia nel rapporto con il reale: il criterio non è più la Tradizione – memoria – ma lo sviluppo logico di un’idea. Lo Stato – e non più la Chiesa – tesse la trama della mentalità comune.
Di fronte all’irrigidimento del mondo moderno, la Chiesa ha espresso una fedeltà formale al dogma, mentre tutto il privilegio è stato sempre più dato ai valori morali concepiti in base alle vedute della cultura dominante.
In questo momento drammatico, in cui il potere ha sferrato un attacco violento alla libertà, la persona resta sorgente di libertà reale, riconoscimento di essere di un Altro.
Ma l’uomo da solo non riesce a permanere come libertà e amicizia con l’Essere: per questo Dio ci ha raggiunti nell’avvenimento di un incontro, nella forma di una compagnia umana. La Chiesa è questa realtà umana nuova in cui è presente il mistero di Cristo.
II. Luci per il cammino
La suprema ragione d’esistenza della Chiesa è la testimonianza. Nel cristianesimo l’etica è la testimonianza a un Fatto che si dimostra attraverso l’atteggiamento del singolo cambiato, ma anche in ogni aspetto sociale che nasce dall’individuo cambiato, dal testimone: è il concetto di opera. L’avvenimento dell’appartenenza è generatore di cultura e carità e la preghiera è espressione dell’autocoscienza dell’io.
Parte terza
I. Dio e l’esistenza
«Dio è tutto in tutto» è la conseguenza impressionante cui conduce la ragione quando è intesa secondo la sua natura, e cioè come apertura alla realtà secondo la totalità dei suoi fattori.
Occorre prendere coscienza di una mentalità che, apparentemente esaltando una rinascita religiosa, in realtà vuole censurare che «Dio è tutto in tutto», rendendolo astratto, dimenticandolo o addirittura negandolo. Questa negazione ha origine in un distacco del senso della vita (Dio) dall’esperienza e implica anche l’affermarsi del moralismo: un distacco della moralità dall’azione dell’uomo.
La sostanza della questione è il modo di intendere il rapporto tra ragione ed esperienza. L’esperienza è l’emergere della realtà alla coscienza dell’uomo ma se la ragione è usata male, se è usata come misura, avvengono tre possibili gravi riduzioni che influenzano tutti i comportamenti della vita.
La prima riduzione consiste nel sostituire all’Avvenimento l’ideologia: la logica di un discorso che parte da un preconcetto e vuole sostenerlo e imporlo.
In secondo luogo si opera la riduzione del segno ad apparenza: si arresta così la capacità umana di addentrarsi alla ricerca del significato ultimo, andando oltre all’aspetto percettivamente immediato fino al riconoscimento del Mistero.
Infine la riduzione del cuore a sentimento: il sentimento, preso da solo, agisce come reattività, mentre il cuore indica l’unità di sentimento e ragione.
Occorre che la fedeltà a Cristo e alla Tradizione siano sostenute da un ambito ecclesiale consapevole di questa necessaria fedeltà. La partecipazione a un movimento ecclesiale è appartenenza a un ambito in cui il dono dello Spirito che viene dal Battesimo si concretizza in forme dimostrative e persuasive (carisma).
II. Fede in Dio è fede in Cristo
«Cristo è tutto in tutti» perché «Dio sia tutto in tutto». Gesù è l’Uomo attraverso cui il Mistero si è rivelato ma la pretesa della mentalità dominante è che si possa parlare di Dio a prescindere da Cristo.
Nell’epoca moderna il razionalismo rende abituale la confusione tra senso religioso e fede, evacuando così anche la vera natura della fede, che è quella di un giudizio della ragione cui la libertà si unisce. Il crollo moderno della fede come riconoscimento di «Cristo tutto in tutti» ha dato origine allo sconcerto moderno, che si rivela in vari e identificabili aspetti.
La prima conseguenza è identificabile nella formula: Dio senza Cristo. È la negazione del fatto che soltanto attraverso Cristo è possibile che Dio, il Mistero si riveli a noi per quel che è. È il fideismo: è eliminata la razionalità della fede e Dio viene definito come idolatria di un particolare.
La seconda conseguenza è: Cristo senza Chiesa. Si tratta dello gnosticismo, ovvero la negazione della dimensione carnale dell’esperienza cristiana, senza della quale l’esperienza che l’uomo fa di Cristo manca della possibilità di verifica della sua contemporaneità. Il razionalismo sostiene «dogmaticamente» che non si può parlare di Dio fatto uomo.
La terza conseguenza è la Chiesa senza mondo, da cui derivano spiritualismo e clericalismo, come duplice riduzione del valore della Chiesa come Corpo di Cristo. L’etica cristiana è appiattita sul rispetto di regole legalisticamente concepite; il fatto di Cristo è ridotto a puro ricordo, da custodire devotamente, mentre la salvezza è concepita escatologicamente, confinata alla fine del tempo. È così di fatto distrutta la ragionevolezza della fede, la concretezza del rapporto con Cristo e la ragione stessa della Chiesa nel mondo.
Da una «Chiesa senza mondo», un mondo senza io: è il fenomeno dell’alienazione. Il mondo diviene l’ambito dell’esistenza definito dal potere e dalle sue leggi; la conseguenza ultima è l’abolizione della libertà.
L’io alienato è un io senza Dio, che non potendo evitare tedio e nausea si lascia vivere, o percependosi come parte indistinta del tutto (panteismo) o abbandonandosi alla disperazione (nichilismo).
Questi cinque aspetti delineano la situazione in cui si trova la modernità, situazione originata dal crollo della fede nella sua natura vera.
III. «Solo lo stupore conosce»
«I concetti creano gli idoli, solo lo stupore conosce»: questa frase di san Gregorio di Nissa corrisponde alla nostra concezione del conoscere e riconoscere Cristo. Il motivo per dire «sì» a qualcosa che si introduce nella nostra vita vincendo tutti i preconcetti è una bellezza, che possiamo non riuscire a definire, ma che sentiamo come contenuto della nostra ragione per la decisione più «grave» in cui essa è implicata, cioè la fede.