Venerdì sera
Gli Esercizi non sono un semplice incontro o raduno, ma sono un gesto, perché ciò che unisce coloro che partecipano è il problema stesso della vita, ovvero se la vita sia la risposta a un Tu oppure abbia di fronte a sé il niente. La vita è dialogo, risposta a una Presenza riconosciuta, altrimenti è una tragedia. Questo non toglie la drammaticità ma rende la decisione di ciascuno timida risposta al Divino che fa ogni cosa.
Omelia
«Il tempo si fa breve» e «troppo perde il tempo chi ben non t’ama». Nessuno è in grado di amare adeguatamente il Mistero, per questo il Suo manifestarsi è innanzitutto misericordia. Occorre aiutarsi per non essere distratti e richiamarsi alla vigilanza che è la saggezza del vivere.
Sabato mattina
Il problema più grave della vita è se ogni giorno che si annota sul calendario abbia un senso, una permanenza positiva per noi oppure no. Il nostro io è il crocevia tra l’essere e il nulla. La consistenza delle cose, così come appare all’uomo, sembra essere dominata dal nulla. La mentalità che si fonda sull’aspetto immediato delle cose, e che tutto il mondo condivide, porta a concludere che tutto è nulla e dunque spinge a godere ad ogni costo dell’istante, odiando chiunque affermi qualcosa d’altro. Il mondo incute ira contro chi insiste sul fatto che la vita è attesa di qualcosa d’altro e afferma e vuole che non ci sia altra fine che la tomba. L’uomo non sopporta che ci sia un bene finale perché è ribelle a tutto ciò che abbia una consistenza indipendente da lui.
Il capovolgimento totale della posizione mondana è lo scopo della nostra umana battaglia, il valore del nostro muoverci umano. Il mondo è teso ma non attende nulla, il cristiano, invece, è tutto attesa. Siamo messi insieme perché ci siamo sentiti costretti a scegliere tra queste due posizioni: quella mondana e quella cristiana. Resta il dubbio di Kafka, che nella prigionia scriveva: «Esiste un punto di arrivo, ma nessuna via». Questo dubbio è spazzato via dall’annuncio cristiano: «Io sono la via». Il rendersi presente di Cristo è la via e questo è il miracolo supremo. Egli, prima di dirci dove andare, ci ha mostrato la strada, perciò occorre solo svegliarsi dal torpore e seguirLo.
Sabato pomeriggio
Cristo si fa incontro alla vita di ciascuno e il metodo per riconoscerLo è il sorgere in noi di una corrispondenza, che si documenta come qualcosa che non ha paragone. Pensiamo al primo incontro con Giovanni e Andrea: quei due giovani sperimentarono una corrispondenza così profonda che tutto in loro divenne diverso. Con quell’uomo, Cristo, c’era un’intimità, una verità come non l’avevano mai sperimentata neppure con la loro donna o con se stessi. Rimasero tali e quali, fragili e peccatori, ma l’incontro in loro cambiò tutto, anche il loro «tale e quale». Non fu un progetto o un proposito, ma il sorgere di una creatura nuova, di un uomo nuovo, dominato da un’esperienza della realtà diversa da quella di chiunque altro. La struttura umana rimase in apparenza la stessa, ma aveva un altro significato, un’altra faccia. La caratteristica principale della cultura nuova sorta dall’incontro è la sua maggiore corrispondenza con tutti i fattori dell’io. Ma come questo incontro può prolungarsi e diventare storia? Solo restando dentro il fatto stesso di Cristo. Quel fatto rimane presente nell’unità organica di coloro che credono in Lui. Potrebbe rimanere anche solo una persona conquistata dall’incontro e il cristianesimo continuerebbe. Non ci si deve far spaventare dal numero della comunità o dall’affacciarsi di fatti nuovi. La compagnia della Chiesa è la modalità con cui quell’incontro resta nel mondo fino alla fine della storia.
Domenica mattina
Il Signore avrebbe potuto scegliere di comunicarsi all’uomo attraverso un’ispirazione individuale, invece ha deciso di condurre l’uomo come un padre fa con il bambino. Si giunge alla verità attraverso un oggettivo abbandono, che è cominciato con Abramo ed è proseguito nel popolo d’Israele; ora continua nella storia in modo tangibile attraverso il mistero della Chiesa. Come sarebbe astratto il Gesù di Giovanni e Andrea se non si concretasse ora nella Sua presenza reale, per questo la Chiesa fissa dei momenti di riferimento – la Domenica, la Pasqua, i sacramenti – perché il suo popolo si riunisca e riconosca la sua appartenenza. Poi accade di incontrare una faccia diversa dalle altre, qualcuno seguendo il quale la fede diventa più facilmente chiara e allora lo si segue: è l’avvenimento del carisma. Il carisma inizia da una persona colpita secondo una circostanza o un temperamento particolare, ma ciò che in essa si comunica rimane per sempre. Non si tratta però di un impeto individuale, ma innanzi tutto di una forma di obbedienza, che è l’estrema virtù del cristiano. Il cristianesimo autentico ha un riferimento oggettivo, fuori di sé; da questa sequela nasce una vita nuova, inimmaginabile per il mondo.