Introduzione
Ci si ritrova agli Esercizi perché si condivide un compito e di questo compito si vogliono scoprire le ragioni. Il contributo che ciascuno può dare in questo radunarsi è il silenzio; il silenzio è essere riempiti nel cuore e nella mente dalle cose più importanti, dunque coincide con la memoria. Il tema proposto è: dare la propria vita per l’opera di un Altro, dove l’“Altro” è il Mistero e il “dare la vita” non significa tanto morire, ma piuttosto far sì che ogni flessione della vita sia concepita in funzione dell’opera di Dio. L’opera di Dio ha un nome, Gesù Cristo, che diventa visibile nella compagnia. I temi principali saranno: il Mistero del Padre, il peccato, la Presenza che libera e la compagnia.
Omelia alla S. Messa
Occorre che Gesù c’entri con il mangiare e il bere; nel corpo e sangue di Cristo sta tutta la carnalità della vita e vivere nella coscienza di questo coincide con l’essere creatura nuova.
Prima lezione
Non c’è uomo che non senta l’incombenza di una dipendenza ultima che va al di là del suo rapporto con il padre e la madre. Ogni uomo è di fronte a un destino del quale non può brandire nulla. Se questa oscurità resta anonima, lascia impauriti e genera il panteismo. Il destino tende a essere identificato con la propria energia, in Occidente, oppure con un grande mare nel quale l’uomo singolo è annullato, come accade in Oriente. Entrambe queste soluzioni sono insoddisfacenti. Si è costretti a un nichilismo simile a quello di Leopardi, secondo il quale il Destino è malvagio, ma di fatto il cuore sente come corrispondente un’altra risposta: il Destino ci ha fatti per la vita, per la gioia. È accaduto però che il Destino si sia fatto conoscere nella sua definitività attraverso la scelta di un popolo. Il Mistero ha un disegno nel tempo e il singolo uomo acquista significato in quanto appartiene a tale storia. Il metodo e le misure di tale disegno non si identificano con quelle di ciascuno. La nostra immagine di giustizia, di felicità è sempre sproporzionata, per questo occorre una disponibilità, cioè un abbandono. Tale obbedienza implica un sacrificio, uno strappo dal nostro limite che non censura la ragione, ma al contrario la potenzia, la fa esplodere. Ad Adamo ed Eva era chiesto un piccolissimo sacrificio, ma obbedendo a esso avrebbero posseduto il vero senso di tutte le cose. Ogni volta che ci si ritrova, in famiglia o in comunità, occorre partire dalla coscienza di essere peccatori, invece anche tra noi la ribellione è generale. L’inizio del peccato è l’affermazione della propria ragione nel giudizio di valore su una cosa o un fatto. Osservando qualsiasi cosa umana c’è sempre un “punto di fuga”, qualcosa che rimanda ad altro. Non è possibile esaurire il possesso dei fattori che costituiscono il proprio presente. Quando accade così si è vittime di un abbaglio, dovuto al fatto che si parte dall’apparenza delle cose come se fosse tutto e che si è schiavi della mentalità dominante. L’unica reale ingiustizia nel mondo è il peccato, che impedisce a ogni cosa di diventare vera. Occorre sorprendere la propria debolezza, in sé e negli altri. Riconoscere il male dell’altro genera sempre dolore, altrimenti è fariseismo.
Seconda lezione
Dio è diventato carne: questo è l’annuncio che da duemila anni penetra il tempo e lo spazio del cuore dell’uomo. La novità che tale annuncio porta nel mondo consiste nel fatto che Lui è presente, indipendentemente da ogni decisione o volontà nostra. Leopardi in Alla sua donna si definiva «ignoto amante» del Mistero, ma non è l’uomo ignoto amante, bensì è il Mistero ad essere amante ancora ignoto a noi. Egli è tra noi non come una cosa tra le altre, ma come Salvatore; Cristo, che non aveva peccato, è stato reso peccato per noi, così che tutti i peccati nostri sono perdonati. Questo significa che l’ascesi verso la purificazione consiste nel lasciare che si manifesti quello che in Lui si è già attuato. Egli è risorto e nella sua resurrezione la novità nel mondo si è accesa e la nostra liberazione è resa possibile.
Tutte queste cose sono insopportabili per la mentalità razionalista moderna, che pretende di essere il criterio definitivo di tutto. Noi stessi siamo così travolti dalla cultura dominante che non pensiamo mai a questi fatti, neppure quando preghiamo. La grazia non arriva per un nostro sforzo, ma come un bel giorno, tuttavia passa attraverso la reazione della nostra libertà. La libertà è data per decidere e tale decisione si compie quando diventa desiderio, cioè domanda. L’uomo, incompiuto per essenza, si compie domandando. Ci sono tre possibili obiezioni all’apertura della libertà: la trascuratezza verso il proprio io, una centratura esclusiva su di sé e il non riconoscersi come peccatori.
Terza lezione
Se Cristo appartenesse al passato potrebbe essere oggetto di nostalgia o di ammirazione, ma non giudicherebbe la vita. Non si può essere in rapporto con il Mistero se non nel presente. L’opera di Cristo comincia nel tempo della storia e attraverso la resurrezione Egli può mantenersi nella storia, ma in una forma nuova. Il tempo e lo spazio sono lo strumento attraverso il quale l’uomo si esprime, ma sono anche un limite e la morte ne è il segno supremo. La resurrezione è la vittoria sulla morte grazie alla quale tempo e spazio diventano puri strumenti espressivi della Sua presenza. Con la resurrezione inizia l’opera di un Altro, che consiste nel dilatarsi della Sua presenza nel mondo. Dalla resurrezione i discepoli iniziano a vedere Gesù in una luce nuova e più vera. La fede è l’acume dell’intelligenza per il quale l’intelligenza stessa è fatta ma alla quale non può arrivare da sé. La fede consiste nel riconoscimento di una Presenza, duemila anni fa così come oggi. Il metodo usato dal Padre continua attraverso la Chiesa, i cui confini sono precisati dal battesimo che ci rende una persona sola in Cristo. L’obiezione alla fede è la nostra inconsistenza, ma il metodo della fede è l’obbedienza. Il singolo non è criterio ultimo di giudizio, perché tale criterio è Cristo stesso. L’obbedienza è alla compagnia che esprime la sua coscienza ideale attraverso l’autorità. Il contenuto della coscienza dell’autorità è la regola, non un personalismo; fuori da questo c’è solo istintività. Sorge allora un soggetto nuovo che genera un popolo, attraverso il quale si esprime una cultura nuova, ovvero una posizione diversa da tutto ciò che c’è intorno. Nasce anche una novità affettiva, una capacità di amare gratuitamente mai vista prima. Ciò accade grazie a una memoria continua, i cui frutti sono la carità nel rapporto con gli altri e il desiderio che tutti Lo incontrino, vale a dire la missione.
Omelia alla S. Messa
La grande parola che Cristo ha introdotto nel mondo è la gioia. Essa è possibile solo nell’esperienza cristiana e la sua presenza fa percepire la presenza del Mistero. Per questo occorre domandare che ci sia data.