Per rispondere all’interrogativo su «come si diventa cristiani» l’Autore parte dalla parola «cuore». Il cuore è il luogo di tutte le domande esistenziali dell’uomo, e innanzitutto vibra del desiderio di abbracciare l’infinito e di entrare in rapporto con Dio.
In questo senso il cuore indica l’essenza dell’uomo, il quale, per essere se stesso, ha bisogno di vivere in rapporto con l’infinito e di riconoscere la presenza di Dio. Senza questa religiosità non potrà mai conoscersi veramente.
Essendo il cuore innanzitutto desiderio di infinito, solo un fatto eccezionale può corrispondergli pienamente.
Nonostante l’uomo, dice san Paolo, sia alla ricerca di Dio «come a tentoni», c’è un caso nella storia in cui Dio gli è venuto incontro: è l’avvenimento di Gesù Cristo, dove Dio si è fatto carne e ha detto: «Io sono la via la verità e la vita».
I primi cristiani nell’incontro con Gesù vengono trasformati perché hanno la possibilità di vivere quotidianamente questa eccezionalità, cioè la corrispondenza col proprio cuore.
E cosa porta di così eccezionale Gesù? Il perdono. L’uomo, infatti, da solo è incapace di perdonare, ma da questo incontro esce trasformato e la sua vita diventa un cammino verso la perfezione. Un cammino non volontaristico, ma per amore a Cristo, perché grazie a Lui conosce di più la realtà, mentre senza di Lui viene determinato dal peccato. Perciò il cammino verso la perfezione è il cammino verso la misericordia: alla misura del peccato si sostituisce la gratuità, che è l’imitazione della misericordia del Padre per amore di Cristo Suo Figlio.
L’uomo, dunque, per essere se stesso deve amare Cristo, riconoscendo che la Sua eccezionalità compie il proprio destino. Diventare cristiani significa attuare questo riconoscimento. Questo riconoscimento si chiama fede.
Ma poiché il cuore non si dà da sé questa eccezionalità, per incontrarla bisogna mendicarla, cioè chiedere al Mistero di farsi carne per poterlo amare.