Don Giussani insegna ai bambini a pregare attraverso i salmi e il Vangelo.
«Egli ci ha fatti e noi siamo suoi» (salmo 99): come un bimbo appartiene a sua madre, così noi apparteniamo a Dio. Egli ci conduce nella vita e non ci lascia soli: «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla» (salmo 22).
Se l’uomo fugge da Dio e poi si sente smarrito, può chiedergli aiuto e il Signore lo riaccoglie e lo perdona: «Presso di Te è il perdono» (salmo 129). Ma anche se ci scordassimo di Lui, Egli si ricorderebbe di noi: «La fedeltà del Signore dura in Eterno» (salmo 116).
Dopo i salmi due preghiere scandiscono l’attesa dell’avvento di Cristo: il Cantico di Zaccaria per la nascita di san Giovanni Battista e il Magnificat di Maria dopo l’incontro con la cugina Elisabetta: sono preghiere di ringraziamento perché il Signore può fare «grandi cose».
Alla nascita di Gesù anche il vecchio Simeone prega dopo aver riconosciuto in quel pargolo il Messia: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola».
Gesù stesso prega il Padre e ci invita a riconoscere la nostra figliolanza. La prima mossa in questa direzione è rendere lode a Dio e ringraziare per le grazie ricevute. Egli invita i discepoli a pregare anche nel momento di maggior angoscia: «Pregate, per non entrare in tentazione»; e nel dolore supremo dell’uccisione Cristo stesso si abbandona alla bontà del Padre: «Perdonali, perché non sanno quello che fanno».
Gesù insegna a pregare non solo ai discepoli, ma anche alla Samaritana: «Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo»; e spiega agli uomini che il cuore del pubblicano («O Dio, abbi pietà di me peccatore») è più vero di quello del fariseo, perché nel chiedere perdono sta il primo atteggiamento di preghiera.
Gesù insegna che qualsiasi cosa si chieda con fede e perseveranza la si ottiene: «Chiedete e vi sarà dato». Ma ci ha insegnato anche come pregare: attraverso il Padre Nostro.
Dalle lettere di san Paolo e dagli Atti degli Apostoli siamo chiamati ad assumere gli stessi sentimenti di obbedienza che Gesù aveva verso il Padre, domandando a Dio che Cristo sia riconosciuto da tutti gli uomini. Ma tutto ciò che il cristiano testimonia e spera è racchiuso nella professione di fede: è il Credo come riconoscimento di Cristo nella nostra vita.