Tutti siamo uccisori di Cristo, come coloro che L’hanno condannato a morte, ma Egli ci ha perdonato e la Sua Presenza continua a permanere nella nostra vita.
Luigi Giussani invita a comprendere a fondo i momenti della Via Crucis commentando le stazioni.
Sin dalla prima stazione è possibile immedesimarsi solo a condizione che il cuore di ognuno sia disposto ad accogliere Cristo e a commuoversi nella memoria del Suo sacrificio per la salvezza dell’uomo. Il sacrificio, infatti, è la condizione perché maturi la coscienza che la salvezza è un dono e coincide con Cristo. Anche lo sguardo di Maria di fronte alla croce invita a identificarsi con la coscienza di Colei che vedeva morire il Figlio.
Così come fece il Cireneo nel portare il legno del supplizio, il frutto di questa immedesimazione è accettare la croce, affermandola nel presente con lo stesso amore con cui la Veronica asciugò il volto di Gesù.
Guardare in questo modo a Cristo è possibile solo partendo dalla coscienza del proprio peccato e tale consapevolezza nasce unicamente guardando il volto di Colui che si ha “contristato”: è il volto dell’Essere, che, attraverso la croce, libera l’uomo dall’effimero per renderlo vero.
A partire dall’undicesima stazione (Gesù è inchiodato alla croce) l’Autore insiste sul fatto che la vera coscienza del peccato porta con sé anche la coscienza della liberazione; infatti il sacrificio è la premessa della Resurrezione, è la possibilità per l’uomo di vivere una vita vera. La Resurrezione per l’uomo incomincia dalla mendicanza di Cristo e dalla gratitudine per la forza con cui Egli lo ama.